venerdì 16 ottobre 2009

RIAA e MPAA non riescono a fermare BitTorrent


Un nuovo studio eseguito dall’Università di New York, dimostrerebbe che sono inefficaci tutti i tentativi applicati da aziende come Mediadefender al soldo della MPAA e della RIAA , per bloccare i download nel traffico BitTorrent. Secondo le conclusioni di questo studio, al massimo i tentativi attuati possono rallentare il download per pochi minuti, ma la maggior parte degli utenti non se ne accorge affatto.

Sappiamo perfettamente del resto che le associazioni anti-pirateria hanno pagato molti soldi ad aziende come Mediadefender il cui compito era appunto quello di distribuire download falsi o inquinati.
Ora appunto una ricerca di Prithula Dhungel, Di Wub and Keith Ross, intitolata “Measurement and mitigation of BitTorrent leecher attacks,” mostrerebbe appunto che gli sciami BitTorrent non sono interessati in modo significativo dai tentativi di blocco e rallentamento attuati da queste aziende. I ricercatori hanno scientificamente testato i due metodi maggiormente usati da aziende appunto tipo Mediadefender.

Il primo chiamato “‘piece attack’’ tenta di rallentare il download attraverso leechers che creano molti Hash, il secondo invece denominato ‘connection attack’crea un leechers fasullo che tenta di legare il maggior numero di connessioni TCP possibili, in modo che gli utenti non possano collegarsi ai veri peers.
Gli studiosi hanno provato più volte a scaricare un album primo in classifica sia con BitTorrent che Vuze, sia usando che non usando i software block-list che vietano (alcuni indirizzi) IP degli attaccanti .
I risultati sono stati, come detto, sorprendenti in quanto in presenza di software blocklist il traffico risulta solo dal 30 al 35% più veloce, ossia questi tentativi mirati, rallentano lo sciame per poco tempo certo non dissuadendo in tal modo nessuno dall’insistere con i download.

Quello che comunque i ricercatori non hanno considerato, è che anche gli sviluppatori dietro BitTorrent e Vuze hanno lavorato molto, attuando diverse misure tecnologiche contro questi attacchi automatizzati.
Speriamo quindi che le associazioni anti-pirateria si accorgano di stare spendendo milioni inutilmente, soldi che invece potrebbero essere impiegati in nuovi tentativi di business che presuppongano una distribuzione legale dei contenuti.


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