domenica 18 ottobre 2009

Antipirateria.governo.it


RIAA e MPAA da anni difendono i diritti degli artisti e degli studios cinematografici, con l'ausilio di aziende come MediaDefender per creare misure di intercettazione delle attività che avvengono nei canali del filesharing. Ora però sembra che qualcosa stia cambiando. Per la lotta alla pirateria dei download sono stati spesi moltissimi soldi ma queste misure non sono state efficaci, che in molti casi hanno portato a perseguire chi non c'entrava nulla col reato con cui si sosteneva la causa intentata ad alcuni utenti.

Esperti hanno definito la legge francese come una misura che, se da una parte è un deterrente ad allontanare chi scarica o chi si pensi commetta violazione ai danni degli autori, da quell'altra hanno espresso una totale preoccupazione se, come in passato, si scollegassero utenti innocenti e inoltre sollevando come i pirati veri, possano sfruttare la legge francese riparandosi dietro l'utenza che non è in grado di proteggersi adeguatamente, chi non conosce e non ha un minimo di autonomia all'uso e trattamento degli strumenti informatici.
Si sottolinea come la proliferazione del malware non conosca crisi ed è in continua crescita con elevati rischi per tutti, sarebbe come se un malintenzionato sfrutti il nome di una determinata attività commerciale venendo a conoscienza dei suoi dati anagrafici e fiscali, usandoli poi per i suoi traffici illeciti e facendo o rischiando di far chiudere quella attività che, magari, è perfettamente in regola.

Nella rete sono milioni i casi in cui l'utente è infetto da un malware che esegue comandi inviati dal creatore per operare illegalmente dietro ad uno scudo che è l'utente. Sono moltissimi gli editor gratuiti e commerciali coi quali questi malware possono creati e diffusi sulla rete, come sono da mettere in conto attacchi e sfruttamenti da malware per vulnerabilità presenti nei nostri sistemi e software che possono essere sfruttati per iniettare e danneggiare i nostri terminali informatici.

RIAA e MPAA, quindi, hanno deciso di studiare il fenomeno del P2P e la rete BitTorrent per trovare e creare nuovi modelli di business. IFPI, infatti, ha rilevato come ogni giorno 2,8 milioni di utenti sfruttino il P2P, perseguirli tutti è come disconnettere l'intero pianeta.
Altro punto da tenere in considerazione sono le protezioni applicate ai prodotti. Milioni spesi per tentare di arginare la pirateria quando, alla fine, questo ha avuto un riflesso negativo sulle vendite, ha creato problemi di fruizione e non sono servite che per poco tempo.

RIAA è stata oggetto più volte di accuse di pirateria all'utenza che poi si è rivelata innocente, a volte addirittura si è arrivati ad IP appartenenti ad accessori collegati in rete come una stampante o incolpare di P2P chi non aveva nemmeno il computer.

Questo dimostra come un IP può appartenere a un solo computer o a una rete utilizzata da più persone con più terminali, un IP può essere di una stampante o di qualsiasi altro accessorio che sia collegabile nelle LAN o su internet o accusare puri innocenti di fatto.
Per questo ed altri motivi presumo, la RIAA vuole evitare altre figuracce che altro non fanno che infangare i suoi sistemi e metodi di protezione degli autori, sa bene che esistono molte, troppe possibilità e margini di errore sulla base di un numero come l'IP, sanno che rischiare di commettere errori e disconnettere l'utente innocente stavolta possa portare ad una seria condanna per giudizi frettolosi e sulla sola presunzione di colpevolezza.

Ora sembra che RIAA e MPAA vogliano proteggere e tutelare gli autori cercando nuovi sistemi e sfruttare il P2P e la rete BitTorrent, ma ciò dimostra come si nutrano moltissimi dubbi sulla reale efficacia della "three strike law" o dottrina sarkozy, anche da chi per anni sostiene l'illegalità dei download P2P.

Ora la domanda è: Viste le circostanze e come ogni giorno emergano dubbi e fattibilità della legge francese, non conviene accordarsi e cercare soluzioni più idonee diverse dalla disconnessione?

Siamo tutti d'accordo che l'autore di un'opera debba essere remunerato, chiediamo solo più serietà e più coscienza dei rischi legati se si prosegue a perseguire i downloader con la disconnessione, perchè ciò, come molti esperti in materia hanno più volte detto, spalanca la porta alla criminalità in rete e sfruttamento dell'utenza in atti illeciti a loro insaputa e ad errori.

Chi crede che queste siano pure fantasie, leggete di più i giornali online, frequentate di più i luoghi dove si affrontano i problemi di infenzione da virus e scoprirete come queste possibilità siano tutto tranne che impossibili. Basta fare scansioni con certi tools gratuiti di protezione o commerciali per rendersi di come possiamo trovarci infetti senza saperlo, di come possiamo essere vittime e complici di atti illeciti in rete.

Se chi ha attaccato Poste italiane anziché sostituire solo la Home page avesse iniettato malware e avesse steso i sistemi di sicurezza, non oso immaginare le conseguenze che potevano esserci...


L'articolo potete trovarlo sul sito ufficiale di Antipirateria.governo.it.

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